20 giugno 2007

Il controllo dell'informazione

Il caso della televisione venezuelana “RCTV” ha assunto dimensioni mondiali. Ovunque si sta parlando della “chiusura” della Televisione venezuelana “RCTV”. Il motivo per cui se ne parla é dovuto unicamente al fatto che c'é di mezzo il governo di Hugo Chavez. Ogni anno chiudono in tutto il mondo centinaia di televisioni perché le competenti autoritá locali decidono di revocare o non rinnovare la concessione dello spettro radioelettrico per poter trasmettere, evidentemente nell’interesse superiore della collettivitá o per motivi stabiliti dalle leggi locali.
Da oltre un anno esiste Telesur, la televisione del Sud America, una delle poche televisioni transnazionali esistenti al mondo, assimilabile a CNN, Aljazira ed Euro News. Ebbene in Venezuela, che é la sede di questa TV, fino a pochi mesi fa poteva trasmettere solamente via cavo, un servizio a pagamento e costosissmo; costa non meno di 50 dollari mensili ricevere un pacchetto con un certo numero di canali.
La mancanza di frequenze libere obbligava lo stato venezuelano, maggiore azionista di questa televisione transnazionale, a trasmettere solo via cavo. Il problema é stato parzialemnte risolto per determinate zone del Venezuela, acquistando l’utilizzo delle frequenze assegnate ad altre TV, e in particolare acquistando l’utilizzo delle frequenze di CMT, una delle principali TV implicate nel Golpe del 2002. Si è trattato di un negoziato giuridico, mediante il quale si è “chiusa” una televisione ed aperta un’altra. Nessuno ha avuto niente da ridire.
Lo spettro delle frequenze é un bene pubblico inalienabile in qualsiasi parte del mondo. Lo Stato assegna le frequenze mediante un contratto di concessione, in base al quale per un determinato numero di anni le frequenze sono concesse in uso ad un privato, che puó ovviamente utilizzarle per trasmettere secondo le norme previste. Ossia, anche in presenza di una concessione, la Tv assegnataria deve comunque sottostare a delle norme, pena la revoca immediata, oltre a possibili sanzioni amministrative e/o penali. In Italia abbiamo assistito negli anni ottanta alla chiusura, sia pure per poche ore, delle televisioni di Berlusconi, da parte di un giudice in quanto in quel determinato momento Berlusconi stava violando le leggi vigenti in materia. Sono situazioni assolutamente normali in qualsiasi paese.
Al termine del contratto di concessione, lo Stato puó decidere di rinnovare il contratto di concessione dell’utilizzo delle frequenze allo stesso attore oppure non rinnovare il contratto ed assegnare l’utilizzo di quelle stesse frequenze ad altri o utilizzarle in prima persona.
È esattamente quanto succede in tutto il mondo con i beni inalienabili, ossia beni di interesse pubblico superiore che non possono essere trasferiti a titolo definitivo ai privati. Lo Stato per opportune ragioni puó decidere che in un determinato momento questi beni possano essere assegnati e sfruttati da privati, riservandosi il diritto di rientrarne in possesso al termine del contratto od in qualsiasi momento, secondo i casi, secondo le leggi.
Nessuno si permette di intromettersi nelle decisioni degli Stati sovrani e sarebbe successo lo stesso anche in questo caso. Invece per RCTV si monta un caso di proporzioni mondiali. Quasi ovunque si sta parlando del governo Chavez come di un governo dittatoriale che reprime la liberta di stampa, la libertá di informazione; di un governo che chiude un canale dell’opposizione! Niente di piú falso.
Il legittimo governo venezuelano che presiede Hugo Chavez non ha chiuso nessun canale dell’opposizione; non sta chiudendo RCTV. Scaduto il contratto di concessione dell’utilizzo delle frequenze, esattamente alla mezzanotte del 27 maggio 2007, ha deciso in modo legittimo e sovrano di non rinnovarlo con la societá proprietaria del Canale TV “RCTV”. Dietro questa decisione ci sono motivi importanti, di interessi superiori della collettivitá che ha diritto ad un servizio televisivo pubblico, come succede in Italia ed in tutti i paesi civili. In Venezuela é evidente lo squilibrio del servizio televisivo, praticamente a favore del settore privato. Anzi quando Hugo Chavez viene elettopraticamente non esiste un servizio pubblico. L’unica Tv pubblica “Venezolana de Television” (VTV), praticamente invisibile alla maggioranza del popolo venezuelano, era in fase di smantellamento e privatizzazione.
Esistevano ed esistono, per contro grandi canali privati a carattere nazionale nelle mani di poche famiglie, tra l’altro imparentate tra di loro ed allo stesso tempo proprietarie degli altri mezzi di diffusione dell’informazione (stampa, radio, Tv via cavo e telefonia). Una concentrazione che in Italia per esempio non sarebbe permessa. Una concentrazione dei mezzi di informazione che é emersa chiaramente durante gli anni di opposizione durissima al governo Chavez, tra il 2001 ed il 2004.
Chi scrive, in Venezuela da oltre cinque anni, é stato testimone, anzi spettatore incredulo di quanto stava passando.
Arrivato in Venezuela nel marzo 2002 e guardando la realtá con gli occhi di un italiano e soprattutto sulla base delle leggi italiane rimaneva incredulo di fronte allo spettacolo cui assisteva ogni giorno.
Hugo Chavez arriva al Governo vincendo le elezioni nel dicembre 1998. I primi due anni di governo sono dedicati alle grandi riforme istituzionali, appoggiate da tutti, anche dai mezzi di informazione ed in parte anche dall’opposizione. La nuova costituzione, ad esempio, é approvata con oltre il 90% dei voti.
I problemi arrivano quando il governo di Hugo Chavez, in nome del popolo, decide di vederci chiaro con gli introiti derivanti dall’utilizzo delle grandi risorse di cui é ricco il Venezuela, non solo il petrolio, ma gas, ferro, oro, bauxite e altro.
Ricordiamo che il Venezuela ha la riserva di petrolio accertata piú grande del mondo: oltre 300.000 milioni di barili di petrolio. L’industria petrolifera era stata nazionalizzata negli anni settanta ed il Venezuela essendo uno dei principali produttori mondiali di petrolio (attualmente produce 3 milioni di barili al giorno, ma la produzione, sulla base dei contratti stipulati é praticamente destinata a raddoppiare entro il 2012) ricava ingenti quantitá di denaro. Trattandosi di impresa statale si presupponeva che queste ingenti risorse affluissero allo stato.
Quando Hugo Chavez arriva al governo trova una situazione disastrosa: il Venezuela produce si tanto petrolio, ma gli introiti sono pochissimi. Colpa sia della congiuntura internazionale, con prezzi del petrolio ai minimi storici sia della situazione interna, dove PDVSA addirittura é quasi in perdita e si parla della sua privatizzazione.
Hugo Chavez é l’artefice della risalita dei prezzi e della rinascita della OPEC: i suoi giri internazionali nei primi anni di governo, le sue viste ai principali governanti dei paesi OPEC e la congiuntura internazionale (l’enorme sviluppo capitalistico dei paesi industrializzati e della Cina, che necessitano sempre piú energia e le invasioni nordamericane) determinano un innalzamento dei prezzi.
A livello interno inizia quella ristrutturazione che toglierá definitivamente di mezzo le famiglie oligarchiche venezuelane dalla gestione del petrolio. In sostanza fino al 2003, PDVSA pur essendo una societá statale era gestita da una “aristocrazia” in modo clientelare e nell’interesse non solo proprio, ma anche di potenze straniere (USA).
PDVSA, l’industria petrolifera Venezuelana, fino al 2003 era uno stato dentro lo Stato e funzionava come una impresa privata. Il livello di autonomia di gestione era talmente alto da poter definire in tutta autonomia la politica petrolifera dello stato, anzi gli interessi dello stato era secondari rispetto ai propri.
Quando il Governo Chavez, di fronte alle necessitá di un 75% della popolazione che viveva nella piú assoluta miseria inizia a scardinare questo stato di fatto, appaiono i contrasti con l’oligarchia, che controllando i mezzi di comunicazione riesce a manipolare ed influenzare una parte consistente della popolazione.
A partire dal dicembre 2001, le televisioni private venezuelane smettono di fare televisione per vestire i panni dell’opposizione al governo. Si trasformano in un vero partito politico. Di fatto smettono la normale programmazione fatta di informazione e di intrattenimento con film, spettacoli e programmi vari per dedicarsi 24 ore al giorno in una continua attivitá propagandistica antigoverno.
In Venezuela l’entrata sulla scena politica di Chavez aveva spazzato via tutti i partiti politici fino ad allora esistenti. Letteralmente l’opposizione politica si scioglie. Non ha nessun credito nell’opinione pubblica venezuelana. Questo ruolo viene assunto appunto dalle televisioni private, che concentrate nella mani di poche famiglie oligarchiche praticamente si trasformano in una sola grande catena televisiva. Ovviamente la forza della televisione é tale da riuscire a manipolare una parte consistente della popolazione, fino al punto massimo di riuscire a convogliare centinaia di migliaia di persone nella famosa marcia del 11 aprile del 2002. Gli spettatori vengono trasformati in carne da macello.
Come dimostrato ampiamente, le grandi televisioni private venezuelane sono i veri protagonisti del colpo di stato del 2002, pianificato a Washington. Invitiamo a leggere sul tema “Il Codice Chavez” di Eva Golinger.
Il copione del colpo di Stato era stato scritto in funzione dell’azione delle televisioni. Per mesi il loro ruolo é stato di “avvelenare” la gente, entrare nella testa della gente, con trasmisisoni appositamente confezionate, con la finalitá di portare la gente ad un odio altissimo verso Chavez. Quando l’odio raggiunge livelli altissimi, la persona praticamente perde il controllo di se stessa ed é capace di qualsiasi atto verso la persona odiata.
Quando l’odio ha raggiunto il punto piú alto, l’undici aprile del 2002, queste persone che letteralmente odiavano Chavez sono state concentrate in una marcia, autorizzata per un determinato percorso e dirottata illegalmente verso il palazzo del governo.
Il copione scritto a Washington prevedeva la presenza di cecchini in prossimitá di Puente Llaguno. I cecchini non solo avrebbero dovuto sparare sui manifestanti che appoggiavano Chavez, li concentrati, ma anche e soprattutto sulla marcia dell’opposizione per far ricadere la colpa su Chavez. Il copione é stato rispettato in pieno. Le televisioni private presenti sul luogo dell’eccidio hanno documentato i fatti, mostrando solo quello che gli conveniva: hanno mostrato alcuni chavisti che sparavano e dicevano di sparare contro la marcia dell’opposizione. Le televisioni, artefici del golpe, avevano preso in affitto da mesi le terrazze degli edifici che offrivano la migliore visuale per riprendere gli avvenimenti. Perché affittare un terrazzo in prossimitá del Puente Llaguno, quando non era minimamente prevedibile che li potesse succedere qualcosa?
La complicitá delle televisioni nel golpe non é comprovato solo da documenti e testimonianze, ma ci sono le confessioni in diretta degli stessi protagonisti. La mattina del 12 aprile 2002, nella certezza di aver conquistato il potere, i vari protagonisti confessano in diretta come erano stati pianificati gli eventi.
I golpisti e le televisioni avevano pianificato tutto nei minimi dettagli, sottovalutando peró un elemento: il popolo. Il popolo venezuelano non era disposto a sorbirsi una nuova dittatura. Il popolo venezuelano veniva da 40 anni di profonda repressione dei governi cosiddetti democratici, che avevano preso il posto delle dittature secolari. In sostanza, il popolo venezuelano fin dall’arrivo di Cristoforo Colombo e degli europei non aveva fatto altro che vivere nella dittatura, nella repressione e nella miseria. Nei soli tre anni di governo Chavez aveva conquistato una dignitá e una speranza tale che era disposto a tutto pur di non tornare al passato. Fu basicamente la reazione spontanea del popolo a riscattare al presidente Chavez ed a sconfiggere il colpo di stato.
Il colpo di stato ha rappresentato anche la presa di coscienza di molti oppositori: parte dell’opposizione a Chavez si é resa conto di come era stata ingannata, manipolata ed ha appoggiato Chavez. Nascono, in questo momento, movimenti in appoggio a Chavez nell’ambito della classe media e media-alta: “Clase media en positivo” ed “Empresarios por Chavez” per fare qualche esempio.
Il colpo di stato non ha significato solo 19 morti il giorno della marcia (11 aprile 2002); ci sono centinaia di morti, vittime della repressione violenta delle forze dell’ordine al servizio del breve governo dittatoriale di Carmona. Il numero é rimasto imprecisato.
Il ruolo oppositore della televisione privata é comunque continuato ed é sfociato nel nuovo tentativo di colpo di stato del dicembre 2002.
Una delle principali accuse rivolte a Chavez, da parte dei media mondiali, ovviamente manipolati dall’informazione statunitense, é quella di essere un dittatore, di aver accentrato tutti i poteri. Falso. Niente di piú falso! In Venezuela esiste una netta divisione fra i classici poteri di uno stato: legislativo, esecutivo e giudiziario. Ma risulta anche che uno di questi tre poteri, quello giudiziario é praticamente al servizio dell’oligarchia. Si spiega solo in questo modo come mai di fonte alla presenza di reati gravissimi, accertati e confessati, quali la preparazione e consumazione di colpi di stato, assalti ad ambasciate, attentati terroristici, omicidi ed assassini di giudici praticamente nessun colpevole finisce in carcere.
La dinamica del colpo di stato del 2002 é accertata pienamente; i responsabili della serrata del dicembre 2002 sono ben noti; l’allora governatore delo Stato Miranda, Enrique Mendoza, oltre che essere uno dei protagonisti principali é soprattutto famoso per aver diretto l’occupazione e chiusura della Televisione di Stato, VTV. Immaginate il presidente della Regione Lazio alla testa di un gruppo che va ad occupare e chiudere la RAI? Ovviamente chiedo scusa al presidente della Regione Lazio per tale irriverente accostamento, ma praticamente di fatto in Venezuela, sotto gli occhi delle telecamere é successo proprio questo: l’equivalente venezuelano del presidente della Regione Lazio, ossia Enrique Mendoza, presidente della Regione Merida, in cui ha sede VTV, equivalente alla nostra RAI, ha letteralmente diretto l’occupazione di VTV. Nessun giudice, almeno fino ad oggi, lo ha trovato colpevole di qualche reato.
Sempre sotto gli occhi delle telecamere si é svolto l’assedio dell’Ambasciata di Cuba a Caracas; questa volta l’assedio, sfociato nell’isolamento materiale dell’edificio con il taglio dell’eletricitá e dell’acqua era diretto, sempre sotto gli occhi delle telecamere da un tale Oscar Perez e dal sindaco di Baruta, municipio in cui ha sede l’ambasciata, tale Capriles Radoski, che materialmente attraverso una scala riesce a penetrare all’interno dell’ambasciata e pretendere che gli vengano consegnati alcuni ministri del deposto governo Chavez suppostamente rifugiati all’interno della stessa amabsciata.
Nessun tribunale li ha ritenuti colpevoli. Nessun tribunale ha mai incriminato i militari artefici del golpe, nessun tribunale ha mai incriminato proprietari dei vari media e giornalisti rei confessi di aver partecipato all’organizzazione dei fatti che portarono alla deposizione momentanea del presidente della Repubblica Hugo Chavez. Il proprietario di una delle grandi televisioni private, ossia di Globovision, oltre che proprietario di banche ed altre grandi imprese venezuelane é uno dei pochi agli arresti domicialiari, incriminato come autore intellettuale dell’omicidio del Giudice Andreson, il giudice che stava indagando su tutti i fatti piú neri della storia venezuelana recente e che fu fatto saltare in aria all’interno della sua auto.
L’altro presunto autore intellettuale dell’omicidio é la direttrice del Giornale Nuevo Pais, Patrizia Poleo, scappata poi negli Usa. Per il resto nessun colpevole.
Il Tribunale Supremo di Giustizia ha dichiarato che non si é trattato di un colpo di stato ed i militari coinvolti non hanno compiuto alcuna azione delittuosa! Risulta che il vice ammiraglio Ramirez, uno dei principali militari coinvolti nel golpe é l’artefice della lettura in televisione, il giorno del colpo di stato, l’11 aprile 2002, di un comunicato in cui si annuncia che a Caracas c’erano gia’ sei morti e Chavez ne era il responsabile; pertanto i militari disconoscevano l’autoritá del presidente.
Da una confessione del giornalista della CNN, Otto Neutchtel, che faceva parte di una trupe televisiva incaricata di registrare questo famoso comunicato, sappiamo che la registrazione avvenne la mattina del golpe, molte ore prima che a Caracas ci fosse il primo morto e che la registrazione avvenne nella casa di un famoso giornalista, Napoleon Bravo, coinvolto direttamente lui e la sua televisione, Venevision, la principale Tv del Venezuela in questo golpe. E’ uno dei famosi giornalisti reo confessi la mattina del 12 aprile.
Nessuno dunque é mai finito in galera, a parte il proprietario di Globovision agli arresti domicialiari. Ad oggi in pratica sono incriminati solamente due persone, ma nessuno dei due è in carcere. Il dittatore Carmona quando era agli arresti domiciliari fu fatto scappare e raggiungendo il Consolato della Colombia, dal governo colombiano ottenne lo status di rifugiato politico e pertanto oggi é libero di cospirare in Colombia. L’altro che finí agli arresti fu Carlos Ortega, segretario della CTV, che era il principale sindacato del Venezuela. È riuscito a sfuggire alla giustizia per ben due volte. La prima volta, quando era agli arresti domicialiari, si rifugió nell’Ambasciata del Costa Rica ed ottenne lo status di rifugiato politico. Ritornato clandestinamente in Venezuela, fu arrestato mentre giocava a poker in un famoso Casino di Caracas. Rinchiuso in un carcere di massima sicurezza, fu fatto evadere poco tempo dopo. Oggi vive in Perú. A proposito di Carlos Ortega, oltre ad essere il segretrio della CTV, l’equivalente della CGIL é un imprenditore del settore trasporti e la sua elezione a segretario non è mai stata riconosciuta dal Consiglio Nazionale Elettorale chiamato a presiedere la regolaritá delle elezioni interne di partiti e sindacati. Immaginate un Montezemolo dirigere la CGIL? Tra i grandi misteri del Venezuela c’e quello dell’alleanza Sindacato CTV – Fedecamara, l’equivalente della nostra Confindustria. Sono rimaste nella storia delle televisione venezuelana i quotidiani resoconti giornalieri del duo Carlos Ortega, segretario della CTV e di Carlos Fernandez presidente di Fedecamara. Il potere della televisione in questo paese é tale che tutto avviene o é avvenuto sotto gli occhi delle telecamere, perfino i colpi di stato!
Praticamente accertato il ruolo delle televisioni nei vari colpi di stato, risulta difficile da capire come mai queste continuano a trsmettere. Come mai non sono state chiuse?
RCTV non solo é complice nell’organizzazione dei colpi di stato, ma si é macchiata anche di altri reati: ha violato sistematicamente la legge che regola le trasmissioni televisive, come trasmettere programmi riservati ad un pubblico adulto in orari adatti a tutto il pubblico. I suoi programmi, a giudizio dello scrivente, che ovviamente non fa testo, sono di una tale bassezza per cui non vale la pena neppure prenderla in considerazione. L’altro giorno in uno dei programmi principali “Video loco”, un programma comico la scenetta da cui secondo gli autori doveva scaturire la risata, era costruita attorno ad un nano. Allo scrivente sembra assurdo che si possa utilizzare una categoria di persone cosí sfortunate, quella dei nani, per costruirci la risata.
Certo non per questo si chiude una televisione! E infatti RCTV non é stata chiusa come si dice in giro. Semplicemente é terminato il contratto che aveva stipulato con lo Stato per ottenere la concessione delle frequenze. Infatti RCTV non chiude; semplicemente smette di trasmettere in chiaro e dovrá limitarsi a trasmettere via cavo. RCTV continuerá a trasmettere!
Rimane un interrogativo da chiarire. Come detto all’inizio decine, centinaia di televisioni perdono le frequenze, ossia lo Stato non rinnova la concessione dell’uso delle frequenze, ma nessuno dice niente. In questo caso invece tutto il mondo ne parla.
Non c’è solo il progetto politico di Chavez, che consiste in una distribuzione delle ingenti ricchezze di cui é ricco il Venezuela in modo equo, fra tutte le classi sociali, ricchezze fino all’avvento di Chavez appannaggio delle classi oligarchie e di una piccola parte della popolazione, non piú del 20%. Il progetto di Chavez non é avversato dalla maggior parte dei capitalisti locali, basti pensare al presidente del Banco Banesco. Chavez sta portando per la prima volta in Venezuela la democrazia, che da Lenin fu definita il miglior involucro del capitale ed infatti molti capitalisti stanno facendo affari come da nessuna parte ed in nessun altro paese del mondo. Provate a parlare male di Chavez ai capitalisti del settore dei trasporti! Le vendite delle auto nel 2006 sono aumentate del 500% rispetto all’anno precedente; nei primi 4 mesi del 2007 le vendite hanno uguagliato le vendite di tutto il 2006! La costruzione di strade, autostrade, ponti, ferrovie, metropolitane, ecc... stanno facendo fare affari d’oro ai capitalisti di tutto il mondo, comprese le grandi imprese italiane. Per avere una idea, qua in meno di 3 anni, dalla fine del 2003, quando lo Stato riesce ad appropriarsi pienamente di PDVSA, é stato costruito un ponte che é l’equivalente del Ponte di Messina ed é gia’ iniziata la costruzione di un altro ponte della stessa grandezza! In tre anni sono stati realizzati gli stessi chilometri di linea metropolitana di cui é dotata l’intera Italia (156 km); é iniziata la costruzione della ferrovia nazionale, che in 10 anni raggiungerá oltre 10.000 Km. Come giá detto, la produzione giornaliera di petrolio raddoppierá nei prossimi 5 anni. Si provvederá non solo ad estrarre petrolio, ma anche a raffinarlo, con la costruizione di un’altra grande raffineria. In Venezuela é attiva la raffineria di petrolio piú grande del mondo: El Palito, capace di raffinare da sola un milione di barili al giorno. Se ne affiancherà’ un’altra di pari proporzioni.
Chavez, per essere socialista avversa il capitalismo, peró il capitalismo non é contro Chavez. Chi é dietro gli attacchi a Chavez é precisamente l’oligarchia che controlla i media di informazione.
È notorio, che a livello mondiale, 5 (cinque) agenzie controllano il 96% delle notizie. Praticamente USA, Unione Europea e Giappone controllano il 90% dell’informazione mondiale. Delle 300 imprese di informazione piú importanti del mondo, ben 144 sono statunitensi, 80 dell’Unione Europea e 49 del Giappone.
L’oligarchia venezuelana controlla precisamente i mezzi d’informazione venezuelani e questa stessa oligarchia é socia con Bush padre in Direct TV, una delle principali societá di diffusione della TV via cavo del continente americano; questa stessa oligarchia venezuelana, che si chiama Zuloaga, Mezerani e soprattutto Cisneros, che assieme al messicano Carlos Slim é uno degli uomini piú ricchi dell’America Latina e del mondo intero.
Si comprende facilmente perché il mancato rinnovo di un contratto di concessione dell’utilizzo delle frequenze, affare interno di uno stato sovrano, nel caso di RCTV ha raggiunto l’opinione pubblica mondiale.
Pur essendo il primo caso del genere, sappiamo che non sará l’unico, perché la storia si ripeterá presto in Ecuador, dove addirittura la situazione é anche peggiore rispetto a quella del Venezuela. In Ecuador vi é una concentrazione del 100% delle televisioni nelle mani di poche famiglie oligarchiche. Non esiste nessuna televisione pubbica.

Attilio Folliero

4 giugno 2007

Il Cineasta e il Terrorista

Filmare un documentario a Cuba sembra essere un crimine, far esplodere un aeroplano in pieno volo non sembra lo sia.
Criticare il sistema privato di salute negli Stati Uniti, dove 50 milioni di persone non hanno l’assicurazione medica sembra essere un crimine, mettere bombe in un hotel ed uccidere civili innocenti sembra non lo sia.

Non si tratta di un'ironia, nè di un incubo, nè di uno scherzo di cattivo gusto, ma della realtà di due uomini che recentemente hanno occupato le principali testate dei giornali di tutto il mondo e gli schermi delle principali televisioni.

Parlo del regista statunitense Michael Moore, produttore della pellicola “Farenheit 9/11”, e del narcoterrorista cubano Posada Carriles anche conosciuto come l’Osama Bin Laden dell’america latina.
Nel suo documentario “Farenheit 9/11”, vincitore del festival internazionale di Cannes, uscito in migliaia di sale cinematografiche in tutti gli Stati Uniti nel giugno di 2004, Moore ha rivelato i collegamenti della famiglia Bush con gli sceicchi del petrolio dell'Arabia Saudita e la forma poco efficiente con la quale George W.Bush ha gestito la crisi del 9/11.

Il documentario, vincitore di 25 premi cinematografici, compreso un Oscar e nominato per 12 altri premi, fu un successo nelle sale di tutto il mondo.

Ora il dipartimento del tesoro nordamericano ha inviato al regista della pellicola una lettera sollecitando informazioni su un viaggio che il produttore ha fatto a Cuba per fare delle riprese cinematografiche per il nuovo documentario “SICKO„ che analizza i difetti del sistema di salute nordamericano.
E’ proibito per i cittadini Nord Americani visitare Cuba o fare affari con l'isola.

Gli avvocati di Moore dicono che il vincitore del Oscar ha chiesto permesso per visitare la Cuba, senza mai ricevere la risposta.

Moore ha viaggiato con un gruppo di cittadini nordamericani della protezione civile che il 9/11 si trovava sul luogo degli attentati e che da quel momento ha sviluppato una serie problemi respiratori e di salute dovuto alla condizione altamente tossica del posto.

Nel documentario, gli uomini della protezione civile vengono curati a Cuba a causa della mancanza di trattamento adeguato negli Stati Uniti.

Certi mezzi di informazione, più occupati nella critica a Hugo Chavez e Fidel Castro, che nell'offrire un panorama equilibrato, e rispettando i loro lettori, ha ignorato questa notizia.

Questo atteggiamento contrasta con l'ossessione di analizzare con la lente d'ingrandimento tutto ció che accade a Cuba, Venezuela, Bolivia o Ecuador, paesi che si sono ribellati contro l'impero.

Anche l'imprigionamento del giornalista Judith Mugnaio, del New York Times, è passato sotto totale silenzio per i tarzanes “della libertà„ di stampa.

D'altra parte, l'ex-agente della CIA e narcoterrorista Cubano nazionalizzato venezuelano Luis Posada Carriles, conta nel suo curriculum con un rosario di fatti e di accuse comprendendo attentati a sedi diplomatiche cubane, bombe in hotel internazionali e l’esplosione in aria di un aeroplano dell’aeronautica cubana pieno di civili, sulle Barbados, nel 1976.
Posada si è vantato dei suoi crimini che ha in gran parte confessato nelle diverse interviste rilasciate alla stampa.
In particolare in una con il giornalista Ann Louise del New York Times, nel 1998, il vecchio terrorista si vantó di essere il reponsabile di una serie di esplosioni dinamitarde in alcuni hotel e ristoranti dell’Avana, dove 11 civile rimasero feriti e un giovane industrale italiano rimase ucciso.

In un editoriale dei 21 di aprile del 2007 del NYT, Bernardine Alvarez, ambasciatore del Venezuela negli Stati Uniti, ha scritto: “Consentire al narcoterrorista Posada Carriles di evitare la giustizia per i suoi crimini di cui si autodefinisce autore intellettuale e materiale, getta seri dubbi sulla serietá del presidente Bush nella sua guerra contro il terrorismo”.

Luis Posada Carriles é stato tra l’altro uno dei fautori del ritorno della “democrazia„ in Nicaragua durante la tristemente celebre narco-guerra di aggressione della Contra, guerra dichiarata illegale dalla corte l'internazionale di giustizia dell’Aya che riconobbe in pieno le responsabilitá degli Stati Uniti e dell’allora presidente Reagan.
Tale verdetto storico è stato capace di meritarsi il piú pesante e mortale silenzio dei mezzi di comunicazione mondiali e quel che é peggio nazionali, quegli stessi mezzí di comunicazione che preferiscono soffermarsi sul colore delle mutande della velina o che preferiscono dare risalto al gusto ed ai colori artistici della prima signora, definendoli argomenti “molto più seri”.

Dopo la fuga da una prigione venezuelana nel 1985, con l'aiuto del anti-Castrista fanatico di Batista, Jorge Mas Canosa, Posada Carriels riappare nell'aeroporto militare di Ilopango nel El Salvador sotto il falso nome di Ramon Medina, sotto gli ordini dell'agente Della CIA Felix Rodriguez, un altro anti-Castrista, che aveva partecipato nel 1967 all'omicidio del guerrigliero delle Americhe, Ernesto “Che” Guevara in Bolivia.
Durante la sua permanenza in Ilopango, Posada lavora agli ordini dell’assassino del Che, supervisando i trasferimenti di armi per la Contra in Nicaragua e di cocaina verso gli Stati Uniti.

Il 5 di ottobre del 1986, Eugene Hasenfus viene catturato dall'Esercito Popolare Sandinista in Zelaya del sud, dopo essere stato abbattuto con il suo aereo C-123, nel tentativo di rifornire di armi la Contra.

Ebbene, l’aereo giá proprietá di un noto narcotraficcante, giá agente della CIA ( Barry Seal), proveniva da IIopango e Hasenfus ammeterá di aver ricevuto ordini personalmente da Posada Carriles.
Posada inoltre ha tentato di assassinare il presidente Fidel Castro a Panama nel novembre del 2000. Informato della sua presenza all’universitá di Panama City, il terrorista organizzó un gruppo di cospiratori Cubani compreso Guillermo Novo, che aveva partecipato all'omicidio di Orlando Letelier, cancelliere cileno del governo di Salvador Allende, e la sua segretaria Ronni Moffitt, a Washington nel 1976.
Il terrorista processato e condannato in Panama, venne “perdonato” dalla presidente uscente, Mireya Moscoso.
Dopo essere fuggito segretamente dal paese ed essere entrato illegalmente negli Stati Uniti, riapparve misteriosamente a Miami.
Il servizio dell'immigrazione lo arrestó in Texas, accusato di un delitto minore e di aver mentito in un formulario federale, e dopo alcuni giorni di carcere risultó libero ma sotto custodia cuatelare.

Mentre il regista Michael Moore viene investigato e magari finirá sotto processo pera ver girato parti di un documentario a Cuba, il terrorista più conosciuto nell'emisfero occidentale (nelle Americhe), Posada, il Bin Laden Latino, esce di prigione, nonostante la confessione dei suoi crimini davanti a tutto il mondo per mezzo del New York Times.
La dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti dice che “sosteniamo come una verità evidente che tutti gli uomini sono uguale“
È possibile chiederci se Michael Moore e Posada Carriles siano realmente uguali di fronte alla legge