10 ottobre 2007

Grazie Radiohead

Già altri lo avevano fatto con modi tempi e forme diverse ma questa è la dimostrazione che gli "artisti" hanno capito che il mercato della musica non è più lo stesso, da tempo...
I Radiohead sicuramente uno tra i gruppi piu importanti del rock degli ultimi 15 anni, senza casa discografica ( come se Ronaldiño fosse senza squadra), ha deciso di "vendere" il suo nuovo disco su internet facendo decidere il prezzo all'acquirente/fan...


Il sito 'Inrainbows.com' viaggia lentissimo. Troppi download oggi, evidentemente. Dopotutto, è il primo giorno che si può scaricare 'In Rainbows' con offerta libera.

Dopo qualche minuto d'attesa, si apre la pagina principale. C'è da cliccare su 'ENTER', e si giunge ad un'altra pagina che domanda se si vuole pre-ordinare il download oppure la versione discobox. Per il momento, optiamo per il download, anche perché il 'discobox' arriverebbe solo dopo il 3 dicembre. Ed aspettare così tanto è davvero troppo difficile.

Una finestrella bianca permette di inserire la propria offerta per l'acquisto, in sterline. Fatti due rapidi calcoli, propendiamo per mettere un bel '3' nella finestrella. Son circa 5 euro, comprando l'LP nei negozi non avremmo mai fatto arrivare ai Radiohead tutti questi soldi. Ne avremmo spesi una ventina, ma la gran parte si sarebbero persi in passaggi intermedi (rivenditore, casa discografica, distributore, ecc.).

Completata l'iscrizione, effettuato il pagamento con una carta di credito ricaricabile, giunge nella nostra casella e-mail il link per procedere allo scaricamento, che dura una decina di minuti che paiono interminabili. Ma il nuovo album dei Radiohead ora è qui, c'è l'icona sul nostro desktop.

Bisogna solo un-zipparlo. Lo mettiamo nel lettore mp3, e poi ci facciamo un bel cd audio con Nero, perché ascoltarlo da uno stereo è un'altra cosa. La qualità del suono è ottima. Il primo brano, '15 Step', ci fa subito capire di che pasta è fatto. E in attesa di un giudizio più accorto e complessivo, ecco la descrizione canzone per canzone che ne dà 'Nme.com':

'15 Step'
"Ormai parte integrante delle più recenti scalette dei live, il brano di apertura ha ritmi pesanti, colpi di batteria e battiti di mani sincopati ed è minimale e scarno, con il sofferente sliding di chitarra di Jonny Greenwood, ormai suo marchio di fabbrica, ricorrente lungo tutto il pezzo. Il testo è enigmatico: "You used to be alright / What happened? / Etcetera, etcetera / Facts for whatever / 15 steps / Then a sheer drop"."

'Bodysnatchers'
"Suonata per la prima volta live nel 2006, questo titolo è stato citato più volte nei post che la band ha scritto sul proprio blog lungo i mesi precedenti alla realizzazione dell'LP. Un po' più affine al suono di chitarra dei Radiohead delle origini, questa canzone ha un ritmo coinvolgente e, al suo interno, una solida chitarra blues."

'Nude'
"Scritta più di 10 anni fa, 'Nude' è stato sempre considerato un classico 'dimenticato'. La canzone, che una volta si chiamava 'Big Ideas (Don't Get Any)', non è mai apparsa sugli album precedenti perché la band non riusciva ad accordarsi circa l'approccio da avere in studio di registrazione. Il brano si apre con un deciso taglio orchestrale, su cui si innesta il cantato di Thom Yorke. E' una pezzo lento, etereo, sostenuto dal classico drumming di Phil Selway, non molto diverso da quello di 'Pyramid Song'."

'Weird Fishes/Arpeggi'
"Questa canzone fu suonata per la prima volta da Thom Yorke e Jonny Greenwood in un concerto speciale alla Royal Festival Hall di Londra nel 2005. Da allora la band l'ha sempre riproposta in tour. E' piuttosto tranquilla e rilassata ma dotata di una base ritmica alquanto 'dancey'. Thom Yorke canta del timore di essere mangiato da vermi e da strani pesci (i 'Weird Fishes' del titolo)."

'All I Need'
"Ha debuttato live nel giugno dell'anno scorso. Sostenuta da particolari effetti ottenuti col violoncello e modellata da una pulsante melodia elettronica, è una sorta di canzone d'amore a metà. Le liriche recitano: "I'm a cloud of moths / Who just wants to share your light/I'm just an insect / Trying to get out of the night", "You only stick with me / Because there are no others"."

'Faust ARP'
"Mai suonata dal vivo sinora, sebbene il titolo della canone fu citato nei post del blog. Mutevole e orchestrale ma allo stesso tempo orecchiabile e scattante, è delineata da una chitarra acustica in perfetto stile Radiohead, che rimanda molto a 'Paranoid Android'."

'Reckoner'
Altro numero decisamente orchestrale, questa canzone risale a sessioni precedenti a 'Hail To The Thief' ed è stata anche suonata live prima che il precedente album uscisse. La voce di Thom Yorke sembra essere un coro. Uno dei pezzi preferiti dai fans, che hanno invocato su vari forum la presenza del pezzo nel disco, che inizialmente non doveva esservi incluso."

'House Of Cards'
"Ha debuttato nel 2005 suonata solamente da Thom con la chitarra acustica. Una canzone minimale, reggae-ata e più leggera rispetto ai numerosi momenti orchestrali di 'In Rainbows'. Il tocco di chitarra è piuttosto allegro."

'Jigsaw Falling Into Place'
"Conosciuta precedentemente col titolo di 'Open Pick', ha debuttato live nel tour 2006. Un intro di chitarra spagnoleggiante dà il via a un trascinante loop di chitarra acustica e batteria, e quindi a un riff di chitarra elettrica sempre più incisivo."

'Videotape'
"Quella di cui si è parlato di più tra le nuove canozoni. Suonata live per la prima volta nel 2006, è minimale e scarna, costruita attorno alla chitarra cupa di Thom. Batteria ed effetti circolari entrano tardi nel pezzo, ma al di là di tutto rimane un brano raffinato e tenero. Un'altra canzone considerata dai fans come un highlight."

Cristiano Gruppi

8 ottobre 2007

40 anni fa

Cerchiamo di essere realisti, facciamo l'impossibile
cerchiamo di imitarlo almeno un poco, non solamente di comprare magliette con la sua faccia stampata sopra

14 DICEMBRE 1964

Dalla città di New York il programma "Face of the Nation" trasmette un'intervista spontanea e diretta con Ernesto Che Guevara, ministro dell'industria di Cuba. Il comandante Guevara sarà intervistato dal corrispondente della CBS alle Nazioni Unite, Richard C. Hottelet, da Tadd Szulc, della redazione di New York del "New York Times" e dal corrispondente della CBS Paul Niven.

NIVEN. Comandante Guevara, nel suo discorso all'Assemblea generale di avant'ieri, lei ha accusato gli Stati Uniti di aiutare i Paesi vicini a preparare nuove aggressioni contro Cuba. A nostra volta, noi abbiamo accusato frequentemente il suo governo di promuovere la sovversione in altri paesi latino-americani. Vede qualche possibilità di uscita da questa situazione, qualche modo di migliorare le relazioni?

GUEVARA. Penso che soluzioni ve ne siano, e credo che ve ne sia una sola. Abbiamo detto ripetutamente al governo degli Stati Uniti che non vogliamo niente altro, solo che loro si dimentichino di noi, che non si preoccupino di noi, né in bene né in male.

NIVEN. Comandante Guevara, abbiamo altre domande sulle relazioni di Cuba con questo paese e con i paesi comunisti, e sulla situazione interna di Cuba stessa. Comandante Guevara, lei ha detto un momento fa che le piacerebbe semplicemente che noi nordamericani ci dimenticassimo di Cuba. Il suo discorso dell'altro giorno suggerisce che lei non riesce a dimenticarsi di noi: lei ci considera un governo ostile a novanta miglia. Come può sperare che noi vi dimentichiamo?

GUEVARA. Io non ho detto esattamente che avevo la speranza che voi ci dimenticaste. Lei mi ha chiesto una soluzione e io le ho detto qual è la soluzione, al momento attuale. Se sia possibile o no, è un'altra domanda.

SZULC. Signor Guevara, in diverse occasioni recenti il premier Fidel Castro ha suggerito, in interviste con giornalisti in visita a Cuba e in altre occasioni, che si deve fare uno sforzo nuovo per normalizzare le relazioni tra Cuba e gli Stati Uniti, particolarmente sul terreno del commercio e degli scambi. Come economista, lei ritiene personalmente che sarebbe utile o vantaggioso per Cuba riallacciare relazioni di questa natura? In altre parole, le piacerebbe vedere normalizzarsi queste relazioni?

GUEVARA. Non come economista, perché non mi sono mai considerato un economista, ma un funzionario del governo cubano, come un cubano qualunque credo che relazioni di buona armonia con Gli Stati Uniti sarebbero molto buone per noi dal punto di vista economico più che in qualsiasi altro campo, perché tutta la nostra industria è stata costruita dagli Stati Uniti e le materie prime e i pezzi di ricambio che dobbiamo fabbricare con grandi difficoltà, o importare da altre aree, potrebbero venirci direttamente. C'è anche lo zucchero, per il quale abbiamo avuto tradizionalmente il mercato nordamericano, che è anche vicino.

SZULC. Comandante, se la memoria mi è fedele, nel 1960. lei ha pronunciato diversi discorsi, uno in particolare nel marzo 1960, nel quale disse che continuare a vendere zucchero agli Stati Uniti era per Cuba una forma di colonialismo al quale Cuba veniva sottoposta. Ha cambiato opinione su questo?

GUEVARA. Naturalmente, perché quelle erano condizioni diverse. Noi vendevamo zucchero a condizioni specifiche stabilite dai compratori nordamericani, che a loro volta dominavano il mercato e la produzione interna di Cuba. Attualmente, se vendessimo zucchero agli Stati Uniti, l'unico a venderlo sarebbe il governo cubano e tutti i profitti sarebbero per il nostro popolo.

HOTTELET. Dottor Guevara, Washington ha detto che ci sono due condizioni politiche per il ristabilimento di relazioni normali tra Stati Uniti e Cuba: una, l'abbandono dei suoi impegni militari con l'Unione Sovietica, l'altra l'abbandono della politica di esportazione della rivoluzione in America Latina. Vede qualche possibilità di cambiamento in qualcuno di questi punti?

GUEVARA. Assolutamente no. Noi non poniamo agli Stati Uniti nessun tipo di condizione. Non vogliamo che cambino il loro sistema. Non pretendiamo che cessi la discriminazione razziale negli Stati Uniti. Non mettiamo condizione alcuna per il ristabilimento di relazioni, ma neppure accettiamo condizioni...

HOTTELET. Ma la mia domanda è se lei accetterebbe queste condizioni poste dagli Stati Uniti per la ripresa di relazioni normali.

GUEVARA. Non accetteremo nessuna condizione dagli Stati Uniti, non accetteremo
nessuna condizione impostaci dagli Stati Uniti.

HOTTELET. Ma nella questione dei missili Russia-Cuba e delle relazioni militari cubane con l'Unione Sovietica, come possono gli Stati Uniti essere sicuri che Cuba non rappresenterà di nuovo una minaccia strategica? Accetterebbe l'ispezione delle Nazioni Unite o l'ispezione dell'Organizzazione degli Stati Americani sul posto?

GUEVARA. Lei ha menzionato l'Organizzazione degli Stati Americani. Avant’ieri il delegato Colombiano ha parlato dell'orbita dell'OSA. Si tratta in effetti di un'orbita attorno agli Stati Uniti. Un'ispezione da parte di simili delegati sarebbe un'ispezione realizzata dagli Stati Uniti. Lei dice che gli Stati Uniti non si sentono sicuri e noi chiediamo agli Stati Uniti, possiamo sentirci sicuri che non esistono missili contro Cuba? Non possiamo, quindi, arrivare ad una soluzione armonica perché i paesi nel mondo sono uguali. Ispezioniamo tutte le basi, le basi atomiche degli Stati Uniti, e ispezioniamo anche ciò che abbiamo a Cuba, e, se lo desidera, liquidiamo tutte le basi atomiche a Cuba e negli Stati Uniti e noi saremo perfettamente d'accordo su questo.

NIVEN. Comandante, lei sta in realtà tentando di esportare la sua rivoluzione? Inviate armi tutti i giorni ad altri paesi latino-americani? State portando a Cuba rivoluzionari di altri Paesi per poi restituirli addestrati alla loro patria?

GUEVARA. Ho avuto anche l'opportunità di dirlo all'assemblea e posso ripeterlo categoricamente adesso: le rivoluzioni non si esportano. Le rivoluzioni sono create dalle condizioni di oppressione che i governi latino-americani esercitano contro i popoli, da lì viene la ribellione e dopo sorgono le nuove Cuba. Non siamo noi che creiamo le rivoluzioni, è il sistema imperialista e i suoi alleati, alleati interni, che crea le rivoluzioni.

SZULC. Lei è stato in tutte le occasioni, secondo me, un critico chiaro e candido, lei stesso, di ciò che è avvenuto nella economia cubana. Ho letto i suoi discorsi nella parte che criticava gli errori politici e gli errori di giudizio. Ora che state arrivando al settimo anno della vostra rivoluzione, analizzerebbe, per noi, brevemente, ciò che è successo nell'economia del suo Paese? Lei crede che potreste incominciare a risollevarvi dal livello cui eravate scesi? Che pronostico farebbe rispetto all'economia per il 1965? Sarà il settimo anno magro o non lo sarà necessariamente?

GUEVARA. Una domanda molto difficile, perché si possa rispondere in pochi istanti. Mi state bombardando con domande di ogni specie. Cercherò di essere molto conciso e di spiegarlo al popolo nordamericano. Abbiamo commesso un gran numero di errori nel campo economico, naturalmente. Non solo io li critico, è Fidel Castro che ha criticato ripetutamente gli errori che abbiamo commesso, e ha spiegato perché li abbiamo commessi. Noi non avevamo una preparazione anteriore. Siamo incorsi in errori nell'agricoltura e nell'industria. Tutti questi errori si stanno adesso risolvendo. Nell'industria stiamo concentrando il nostro sforzo migliore nel far sì che le fabbriche lavorino alla capacità massima; stiamo tentando di sostituire le attrezzature che sono in cattive condizioni a causa della mancanza di pezzi di ricambio che non possiamo comprare negli Stati Uniti; tentiamo di estendere la nostra industria sulla base delle nostre risorse di materie prime, di ridurre la nostra dipendenza dai mercati esteri e di dedicare i nostri sforzi, nel 1965, al settore della sicurezza e dell'igiene del lavoro per rendere le nostre fabbriche più confortevoli per il lavoratore; perché il lavoratore vi si possa sentire veramente un uomo completo. Abbiamo rilevato delle fabbriche dal sistema capitalista, per il quale la questione più importante era produrre, specialmente a Cuba. Non voglio dire che negli Stati Uniti le fabbriche - quelle industriali - sono luoghi di sfruttamento in cui l'uomo è spremuto come un'arancia. So che qui il lavoratore nordamericano gode di molti vantaggi, ma quei vantaggi a Cuba non erano stati ottenuti e le condizioni erano molto cattive, poco salubri. Abbiamo dedicato i nostri sforzi a rendere migliore la vita, il tempo che il lavoratore passa nello stabilimento industriale. Sarà questo uno dei nostri principali sforzi durante l'anno prossimo.

HOTTELET. Mi piacerebbe tornare...

NIVEN. Abbiamo altre domande sulla situazione interna di Cuba.

HOTTELET. Dottor Guevara, lei ha protestato per la presenza della base navale nordamericana di Guantànamo e per i continui voli di ricognizione nordamericani su Cuba. Adotterete qualche misura militare sia contro la base, sia contro gli aerei?

GUEVARA. Bene, l'altro giorno, all'assemblea ho dovuto spiegare che non ci piace fare bravate. Conosciamo la potenza degli Stati Uniti. Noi diciamo che il governo degli Stati Uniti vuole farci pagare un prezzo molto alto per questa coesistenza non pacifica di cui oggi godiamo, e il prezzo che siamo disposti a pagare arriva solo fino alle frontiere della dignità, non va oltre. Se per vivere in pace dovessimo metterci in ginocchio, dovrebbero prima ucciderci. Se non vogliono arrivare fino a questo punto, continueremo a vivere nel miglior modo possibile che è questa coesistenza non pacifica attualmente vigente con gli Stati Uniti.

NIVEN. Che cosa significa questo in termini di diplomazia spicciola, Comandante?
Che cosa ci proponete di fare?

GUEVARA. Abbiamo denunciato in tutte le assemblee, in tutti i luoghi in cui abbiamo avuto la possibilità di parlare, l'illegalità dei voli e il fatto che esiste una base contro la volontà del popolo cubano; abbiamo anche denunciato il numero di violazioni, di provocazioni partite da quella base, e abbiamo chiesto ai Paesi non allineati e all'Assemblea generale delle Nazioni Unite di prendere delle misure per evitare questo stato di cose.

NIVEN. Comandante, posso chiederle che percentuale del popolo di Cuba appoggia la rivoluzione?

GUEVARA. Bene...

NIVEN. Abbiamo dieci secondi.

GUEVARA. È molto difficile in dieci secondi. In questo momento non abbiamo elezioni, ma una grande maggioranza appoggia il governo.


http://www.youtube.com/watch?v=AZ7IZcw1fNQ


5 ottobre 2007

Bush chi era costui?

Come annunciato il presidente George W. Bush ha posto il veto sulla legge che intendeva estendere l'assistenza sanitaria ai bambini poveri dando vita a un nuovo fronte di scontro con la maggioranza democratica al Congresso. Si tratta della quarta volta dal suo insediamento nel 2001 che Bush usa questa prerogativa presidenziale. Il provvedimento, il 'Children's Health Insurance Program' (Chip) garantisce la copertura sanitaria solo ai bambini indigenti, attualmente 6,6 milioni di minori, ma ne esclude altri 4 milioni leggermente piu' fortunati che comunque non riuscirebbero a pagarsi un'assicurazione sanitaria. Proprio per questi ultimi il provvedimento bocciato da Bush prevedeva fondi extra per 35 miliardi di dollari ai programmi sanitari dei singoli Stati. La somma sarebbe stata raccolta grazie all'incremento della tassazione sulle sigarette.


CAMBIARE LA REALTA'

Durante la seconda guerra mondiale venne perpetrato, ad opera dei nazisti una violenta persecuzione nei confronti degli zingari. La persecuzione divvene ben presto deportazione e sistematico sterminio.

Accanto agli ebrei, gli zingari vennero perseguitati perché appartenenti ad un gruppo ritenuto "inferiore" e per il quale il Terzo Reich prospettò "la soluzione finale". Quello nazista fu il periodo più tragico per un popolo che dalla sua comparsa in Europa (probabilmente attorno al XV secolo) conobbe sempre l'esclusione, gli editti di allontanamento e la persecuzione. Al processo di Norimberga contro i criminali nazisti, l'olocausto zingaro venne praticamente dimenticato e ancora oggi sono rari i lavori e le manifestazioni che lo ricordano.

Dopo diversi studi ad opera del dottor Ritter e della sua collaboratrice Justin, volti a dimostrare "l'irrecuperabilità della razza zingara", nel 1938, tutti gli Zingari vagabondi furono raccolti nei campi "d'abitazione" per facilitare il loro controllo. Dal 1939 venne istituito "l'Ufficio centrale per la lotta alla piaga zingara, ad opera dello stesso Himmler .

In seguito fu emesso un mandato di cattura per tutti gli individui di sangue "misto" che si trovavano nel Reich con l'obbligo di trasferirli in campi di concentramento (tra i quali quello di sterminio di Auschwitz). Eichmann sulla "questione zingara" scrisse: "mi pare che il metodo più semplice sia quello agganciare a ciascuna tradotta di ebrei qualche vagone di zingari".

Un medico delle SS affermò: "Abbiamo rilevato che la razza zingara non si lascia trasformare.
Il nostro compito può essere solo di prendere in considerazione il problema zingaro nella sua totalità , e di regolarizzare alla radice la loro presenza in Germania".

La sterilizzazione , si disse, è "necessaria per impedire il propagarsi di generazioni asociali e criminali".
Himmler (capo delle S.S.e responsabile del programma attuato nei campi di concentramento ) diede l' ordine di sterminare tutti gli zingari, eccetto gli abili al lavoro e alcune coppie di gemelli di eta' compresa tra 5 e 12 anni, utili per inumane sperimentazioni.

Ad Auschwitz vi era un campo interamente composto da Zingari ,moltissimi erano bambini.

Alcuni testimoni raccontano: "Il blocco dei bambini nei lager degli zingari non era molto diverso da quello degli adulti .Ma vedere come essi fossero ridotti era una cosa che spezzava il cuore ...La bocca era smangiata dalle ulcere del noma , i loro corpi erano sciolti dalla dissenteria ...

La sete e la fame erano i più grandi tormenti ; essi si scambiavano le ultime razioni di pane per un bicchiere d'acqua inquinata ...Di notte strisciavano per raggiungere di nascosto le tinozze con l'acqua per lavare i piatti, e, la ingurgitavano tutta".

Sono rare le ricerche sulla soluzione finale del problema zingaro. I più noti sono i lavori di Donald Kenrich e Grattan Puxon che vengono riportati qui sotto. Nell'Italia fascista non si creò una "questione zingara" come nella Germania nazista, tuttavia dal 1940 gli zingari vennero internati in campi (Agnone, Tossicia, Tremiti) e da testomonianze si sa che i fascisti collaborarono con i tedeschi nella deportazione. Da ricordare, per la sua efferatezza, il regime ustascia in Croazia, dove nel solo campo di Jasenovac vennero sterminati 40000 Rom.

Gli inquirenti incaricati di predisporre gli atti di accusa del processo di Norimberga, contro i criminali nazisti, non sono riusciti a valutare con precisione l'entità del massacro: sicuramente più di 500.000 zingari scomparsero nei vari campi di concentramento nazisti. Nello stesso processo vennero spese soltanto poche parole per l' olocausto che segnò profondamente l'intero popolo zingaro.

Paese Popolazione zingara
prima del 1938
Popolazione zingara
deceduta nei lager nazisti
Austria 11200 6500
Belgio 600 500
Boemia 13000 6500
Croazia 28500 28000
Estonia 1000 1000
Francia 40000 15000
Germania 20000 15000
Olanda 500 500
Ungheria 100000 28000
Lettonia 5000 2500
Lituania 1000 1000
Lussemburgo 200 200
Polonia 50000 35000
Romania 300000 36000
Slovacchia 80000 1000
URSS 200000 30000
Serbia 60000 12000
Italia 25000 1000
Dati tratti dal libro "Il destino degli zingari" di Donald Kenrick - Grattan Puxon Edizioni RIZZOLI .

Tutti questi dati potrebbero risultare enormemente inferiori alle cifre reali, se si rendesse disponibile altra documentazione per il momento chiusa in molti archivi europei.


TRE FRATELLI

Erano tre fratelli / cresciuti insieme / si abbracciavano, si amavano. / Ma non presentivano / che cosa sarebbe avvenuto di loro. / Un fratello di notte / hanno portato nel lager. / Sono rimasti due fratelli / speravano che tornasse. / Ed essi cantano la canzone / della sua lontananza. / Tre fratelli uno dietro l'altro / fusi in un essere solo / divisi per sempre / lontano uno dall'altro.
Rasim Sejdic (poeta zingaro)

SONO RIMASTO IN BILICO

Sono rimasto in bilico / sulla lama di un coltello / Sono rimasto gelato come la pietra. / Il mio cuore tremò / son caduto sul filo del coltello / M'è rimasta la mano destra / e l'occhio sinistro / ho versato lacrime / ad Auschwitz dove sono rimasti gli Zingari / La lacrima è scesa / la mano ha preso la penna / per scrivere parole qualunque.
Rasim Sejdic (poeta zingaro)