31 dicembre 2008

Palestina libera in Mondo libero

La Palestina (latino: Syria Palestina; ebraico biblico: פּלשת, Pelesheth, o ארץ פּלשתיים, erezt Pelishtiyim, "terra dei Filistei"; ebraico moderno: פלשתינה, Palestina, o ארץ־ישראל, Eretz Yisrael; arabo: فلسطين, Filasṭīn) è una regione storica del Vicino Oriente compresa tra il Mar Mediterraneo ed il fiume Giordano. Attualmente il suo territorio è diviso tra lo Stato di Israele, i territori palestinesi, ed in parte dalla Giordania, Libano e Siria, ovvero l'area del Mandato britannico della Palestina (1920-1948) ad ovest del fiume Giordano.

Il termine Palestina è anche usato per riferirsi al proposto Stato Palestinese. All'interno del conflitto israelo-palestinese questa accezione suscita violente polemiche.

Due giorni dopo natale Israele inizia a bombardare la striscia di Gaza.

Al terzo giorno dei bombardamenti il ministro della difesa israeliano (quello che comanda l'esercito) ha dichiarato che 'Israele ha lanciato una guerra a oltranza contro Hamas e i suoi simili', una frase dal sapore nazista per giustificare lo stermionio di un'intera popolazione, come se non fossero umani, come fossero animali, come fossero un'altra razza. I 'simili' di Hamas sono le donne, i bambini, i ragazzi e le ragazze del popolo della striscia di Gaza, che Hamas l'hanno democraticamente votato e lo sostengono giorno per giorno, lo fanno vivere nei mille rivoli della Resistenza palestinese.

Gli Stati uniti dichiarano che è colpa di Hamas, i principali paesi europei, almeno nelle dichiarazioni, hanno già capitolato.

Cosa rimane?

Di sicuro un'altra metà del mondo, che non inizia e non finisce nell'occidente capitalista. Ma rimane anche, e sopratutto, la Resistenza dei popoli arabi alle continue aggressioni militari occidentali, occidente che ha già trasformato il cosidetto stato di Israele in una gigantesca caserma militare a cielo aperto, dotata di testate nucleari e dei più moderni armamanenti militari, una caserma con alcune funzioni civili (non a caso in Israele l'esercito è la principale istituzione statale, quella che comanda, su tutto).

Nell’aria acre odore di zolfo, nel cielo lampi intermezzano fragorosi boati. Ormai le mie orecchie sono sorde dalle esplosioni e i miei occhi aridi di lacrime dinnanzi ai cadaveri.

Mi trovo dinnanzi all’ospedale di Al Shifa, il principale di Gaza, ed è appena giunta la terribile minaccia che Israele avrebbe deciso di bombardare la nuova ala in costruzione. Non sarebbe una novità, ieri è stato bombardato l’ospedale Wea’m. Insieme ad un deposito di medicinali a Rafah, l’università islamica (distrutta), e diverse moschee sparse per tutta la striscia. Oltre a decine di installazioni CIVILI.

Pare che non trovando più obbiettivi "sensibili", l’aviazione e la marina militare si diletti nel bersagliare luoghi sacri, scuole e ospedali.

E’ un 11 settembre ad ogni ora, ogni minuto, da queste parti, e il domani è sempre una nuovo giorno di lutto, sempre uguale. Si avvertono gli elicotteri e gli aerei costantemente in volo, quando vedi il lampo, sei già spacciato, è troppo tardi per mettersi in salvo.

Non ci sono bunker antibombe in tutta la Striscia, nessun posto è al sicuro.

Non riesco a contattare più amici a Rafah, neanche quelli che abitano a Nord di Gaza city, spero perchè le linee sono intasate. Ci spero. Sono 60 ore che non chiudo occhio, come me, tutti i gazawi.

Ieri io e altri 3 compagni dell’ISM abbiamo trascorso tutta la nottata all’ospedale di al Awda del campo profughi di Jabalia. Ci siamo andati perchè temevamo la tanto paventata incursione di terra che poi non si è verificata. Ma i carri armati israeliani stazionano pronti lungo il confine tutto il confine della Striscia, il loro cingoli affamati di corpi pare si metteranno in funerea marcia questa di notte.

Verso le 23:30 una bomba è precipitata a circa 800 metri dall’ospedale, l’onda d’urto a mandato in frammenti diversi vetri delle finestre, ferendo i feriti. Un’ ambulanza si è recata sul posto, hanno tirato giù una moschea, fortunatamente vuota a quell’ora. Sfortunatamente, anche se non di sfortuna ma di volontà criminale e terroristica di compiere stragi di civili, la bomba israeliana ha distrutto anche l’edificio adiacente alla moschea, distruggendolo.

Abbiamo visto tirare fuori dalle macerie i corpicini di sei sorelline. 5 sono morte, una è gravissima.

Hanno adagiato le bambine sull’asfalto cabonizzato, e sembravano bamboline rotte, buttate via perchè inservibili. Non è un errore, è volontario cinico orrore.


Siamo a quota 320 morti, più di un migliaio i feriti, secondo un dottore di Shifa il 60% è destinato a morire nelle prossime ore, nei prossimi giorni di una lunga agonia.

Decine sono i dispersi, negli ospedali donne disperate cercano i mariti, i figli, da due giorni, spesso invano. E’ uno spettacolo macabro all’obitorio. Un infermiere mi ha detto che una donna palestinese dopo ore di ricerca fra i pezzi di cadaveri all’obitorio, ha riconosciuto suo marito da una mano amputata. Tutto quello che di suo marito è rimasto, e la fede ancora al dito dell’amore eterno che si erano ripromessi.

Di una casa abitata da due famiglie, è rimasto ben poco dei corpi umani. Ai parenti hanno mostrato un mezzo busto, e tre gambe.

Proprio in questo momento una delle nostre barche del Free Gaza Movement sta lasciando il porto di Larnaca in Cipro. Ho parlato coi miei amici a bordo. Eroici, hanno ammassato medicinali un pò in ogni dove sull’imbarcazione. Dovrebbe approdare al porto di Gaza domani verso le 0800 am. Sempre che il porto esista ancora dopo quest’altra notte di costanti bombardamenti. Starò in contatto con loro tutto questo tempo.

Qualcuno fermi questo incubo. Rimanere in silenzio significa supportare il genocidio in corso. Urlate la vostra indignazione, in ogni capitale del mondo "civile", in ogni città, in ogni piazza, sovrastate le nostre urla di dolore e terrore.

C’è una parte di umanità che sta morendo in pietoso ascolto.

Vik in Gaza

Vittorio Arrigoni

blog: http://guerrillaradio.iobloggo.com/

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